L'olivicoltura in Cina, un'espansione continua!

L'olivo è stato introdotto in Cina più di 40 anni fa, ma solamente all'inizio del millennio si è verificata una vera espansione, che ha interessato le provincie di Gansu, Shaanxi e Sichuan, considerate le aree con il maggior potenziale di sviluppo di questa coltura. 

Allo stato attuale, il gigante asiatico ha una olivicoltura pari a 86.000 ettari, dei quali il 43% è irrigato.

Inoltre, oltre il 27% della superficie attuale è in produzione, mentre l'espansione della coltura è in frenetica ascesa, visto che vi è la messa a dimora (media annuale) di circa 14.000 ettari.

Secondo il COI, lo sviluppo del settore dell'olio da olive in Cina sta giocando un ruolo importante nel paese, in quanto ha consentito a oltre 3.200 famiglie e 15.000 persone di aumentare il loro tenore di vita. Mentre non va dimenticato che l'estensione degli oliveti alle rive dei fiumi Bailong e Baishui svolge anche un importante ruolo ambientale

Per quanto riguarda l'infrastruttura produttiva, la Cina ha 25 frantoi, con una produzione di olio d'oliva (dati 2015/16) di circa 5.000 t., che rappresentano il 75% in più rispetto all'anno precedente.

Questa produzione, per l'85%, era di olio extravergine di oliva, mentre il restante 15% vergine.

Per quanto riguarda l'evoluzione delle importazioni cinesi nel corso degli ultimi 10 anni (periodo compreso tra 2004/05 e 2014/15), l'incremento è stato del 792% e, pur se le importazioni sono diminuite negli ultimi tre anni, si è registrato un aumento del 10% nel corso dei nove mesi della stagione in corso 2015/16 rispetto allo stesso periodo della stagione precedente.

In particolare, il 96% del totale delle importazioni proviene dai paesi produttori europei, con in testa la Spagna con il 81% del totale, seguita dall'Italia (13%) e dalla Grecia (2%). 

Il restante 4% proviene da Australia, Marocco, Tunisia e Turchia.

Le categorie di olio da olive importato sono, per il 78%, olio d'oliva vergine ed extra vergine, l'8% olio d'oliva, mentre l'olio di sansa di oliva raggiunge il 14%.

Fonte: COI


Olio di fogna usato in Cina: bufala o realtà?

La realtà, a volte, supera anche la più fervida fantasia. Ecco il turno dell'olio di gronda.


E' l'olio di gronda (o di fogna), l'ultima frontiera dell'olio usato in Cina per il cibo da strada?

In un articolo di recente apparso sul prestigioso Washington Post (You may never eat street food in China again after watching this video) e poi rilanciato dal sito BusinessInsider.com (This Video Of Chinese Street Food Made From 'Gutter Oil' Is The Most Disgusting Thing You Will See All Day), si parla dell'uso di oli per dir poco "anomali" per lo street food asiatico.

L'uso dei cosiddetti "oli di gronda" o di fogna, si scopre essere pratica abbastanza comune in Cina, dove si pensa che ben il 10% circa degli oli usati nella cucina di strada sia di tale tipologia. La nuova "categoria merceologica" inventata dai cinesi prende il nome dalla diffusa pratica di recuperare gli oli usati direttamente dalle fogne e dai rifiuti dei macelli, rielaborandoli, per poi venderli come olio da cucina.

Che questi siano processi "illegali", lo pensano anche le autorità cinesi le quali stanno cercando di fermare questo utilizzo. Nello scorso mese di aprile le autorità cinesi hanno scoperto, dopo una minuziosa indagine durata cinque mesi, che di questo olio "disgustoso" ne sono stati prodotti 3.200 tonnellate di roba, per un valore - nel mercato nero - di 1,6 milioni dollari. Alle indagini hanno fatto seguito l'arresto di oltre 100 persone sospettate di aver creato il cosiddetto "olio gronda", dannoso per la salute in quanto può contenere - tra l'altro - sostanze cancerogene ed altre tossine dannose per chi lo consuma.

Che dire? Si è ad un punto di non ritorno? Si è toccato il fondo?

Certamente, ma in questo "fondo", ove si continua a "pescare", si è trovato modo di fare "business" a scapito dei noi poveri consumatori.