E' l'alba a Gerusalemme e si aprono le danze di TerraOlivo.

Articolo apparso originariamente su Teatro Naturale.

 

Il The Olive Tree Jerusal Hotel sembra una stazione di posta del vecchio West americano. In lontananza le alte ed antiche mura di cinta della città di Gerusalemme, costruite all'inizio del sedicesimo secolo dal Sultano Suleiman il magnifico, sembrano proteggere la città da nuovi e vecchi crociati, lasciando quale varco, ad abitanti e visitatori, le otto antiche porte d'accesso.

E' quasi l'alba, a Gerusalemme.

Dagli ultimi piani dei grandi hotel cittadini si ammira una città Santa e silente, avvolta da una mistica foschia, che rende irreale e sottolinea la bellezza della città vecchia.

Qui tutto tace.

Chiuso ancora l'affollato mercato di Mahane Yehuda, che si intravede a distanza. Qui, tra poco, frutta e verdura, fresca e secca, semi e spezie, aromatico cibo da strada, inonderanno gli astanti con un tripudio di odori e colori.

In lontananza le alte ed antiche mura di cinta della città di Gerusalemme, costruite all'inizio del sedicesimo secolo dal Sultano Suleiman il magnifico, sembrano proteggere la città da nuovi e vecchi crociati, lasciando quale varco, ad abitanti e visitatori, le otto antiche porte d'accesso. Tra queste la Porta d'Oro - oggi chiusa - detta anche Porta della Misericordia o Porta della Vita eterna, la stessa che Gesù varcò nel suo trionfale ingresso in città nella Domenica delle Palme.

Ed è la stessa città Santa che ospiterà, nei prossimi giorni, il concorso oleario più importante dell'anno.

Nel quartier generale del premio il lavoro ferve da giorni ormai. Tutti hanno un compito e l'allestimento continua, alacremente. Tace addormentato l'albergo, ma la macchina organizzativa della sesta edizione di TerraOlivo accelera le operazioni e spera di essere in tempo per ultimare i lavori previsti.

Alcuni, tra i giudici assaggiatori giunti da molto lontano, non dormono. Girovagano nervosamente per l'hotel, in attesa delle sedute di assaggio e danno vita ad un Melting pot di lingue, dialetti e culture, con l'unico comune denominatore l'olio da olive o, come è declinabile nei vari idiomi: élaion, שמן זית, ewl, alew, ola, u-li, ulum, tat, ulu, extra virgin olive oil, huile d'olive extra vierge, aceite de oliva, ελαιόλαδο, oleum, оливковое масло, オリーブ油, 橄榄油, Ekstra. Da oggi, e per tre giorni, li attende un delicato e gravoso lavoro: decretare il miglior extravergine al mondo!

Nel silenzio più assoluto, confezioni ricolme di prezioso "oro liquido" presentato al concorso da ogni dove, ricolmano la hall dell'albergo. Il The Olive Tree Jerusal Hotel sembra una stazione di posta del vecchio West americano, ma le tante persone coinvolte nei preparativi sanno che fare. Ordinatamente distribuiscono gli oli, catalogano gli ultimi arrivi, tutto deve essere pronto per le 8,30 in punto. Migliaia di bicchierini ufficiali color cobalto tintinnano nel corso del trasporto, tradendo la loro natura vetrosa; saranno questi gli strumenti di analisi dei giudici del concorso. Ma al freddo conteggio dei numeri, si contrappone l'umanizzazione del concorso, che si concretizza attraverso il prezioso apporto al TerraOlivo MIOOC (Mediterranean International Olive Oil Competition) Jerusalem dell'international team formato da Leonardo e Raul Castellani, Antonio G. Lauro, Eyal Hasson e Moshe Spak. Tutti, assieme ai loro più stretti collaboratori, si spenderanno per far si che anche quest'anno il "miracolo" si ripeta e che tutto sia pronto per la fatidica ora "X".

Anche se mancano alcuni ritocchi alla sala d'assaggio, le ultime bottiglie da censire, le copie del foglio di profilo da stampare, tutto è sotto controllo. E, come al solito, sarà pronto per l'orario indicato alla stampa.

La Santità di questi luoghi protegge e conforta.

Tanti auguri a tutti i partecipanti al concorso, senza distinzione alcuna di provenienza, siano essi del Nord o del Sud del mondo.

Vinca il migliore, vinca l'olio extravergine di oliva!